Una più stretta collaborazione tra medici generali e specialisti della cura e dell’igiene orale è essenziale per le condizioni di salute dei pazienti e la prevenzione di malattie sistemiche e della bocca. È quanto emerso anche dal recente report “Association between periodontal diseases and cardiovascular diseases, diabetes and respiratory diseases” nato dal workshop di EFP (European Federation of Periodontology) in collaborazione con WONCA Europe (World Organization of National Colleges, Academies and Academic Associations of General Practitioners/Family Physicians) e sponsorizzato da Curasept, pubblicato il marzo scorso sul Journal of Clinical Periodontology. Un documento frutto del lavoro congiunto di 18 esperti di parodontologia e medicina di base, che conferma la relazione tra parodontite e patologie sistemiche, nonché l’importanza di una sinergia tra professionisti della salute che purtroppo fatica ancora ad esserci.
La correlazione tra parodontite e le malattie sistemiche non trasmissibili
Come abbiamo già visto in un nostro articolo dedicato all’argomento, è ormai nota la correlazione tra malattie parodontali e sistemiche. Una correlazione evidenziata anche dal report già citato, in cui si fa esplicito riferimento a patologie cardiovascolari, al diabete, alla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), all’apnea ostruttiva del sonno e alle complicazioni da COVID-19, proprio in associazione alla parodontite. Anche alla luce di questo, la collaborazione diretta tra medici generici e odontoiatri risulta quindi imprescindibile per preservare la salute del paziente, anche in un’ottica di prevenzione.
La collaborazione tra medici di famiglia, odontoiatri e igienisti dentali tra possibili vantaggi, ostacoli e opportunità
Attualmente la comunicazione tra medici e dentisti in Italia è pressoché nulla e il più delle volte si limita alla richiesta di certificati di idoneità da parte del dentista che deve eseguire un’estrazione in pazienti che assumono determinati farmaci.
Fanno eccezione i casi di trapianto cardiaco, in cui è prevista l’estrazione di tutti i denti anche minimamente intaccati, con conseguenze spesso penose per i pazienti, come la perdita di decine di denti in una volta sola.
Al contrario, i vantaggi di una collaborazione più puntuale e continuativa, possono essere molteplici:
- una prevenzione più efficace;
- trattamenti più mirati e completi;
- la promozione di stili di vita sani;
- la corretta sensibilizzazione ed educazione dei caregiver, ovvero di coloro che si occupano dei pazienti parzialmente o totalmente non autosufficienti.
Spesso infatti chi si prende cura dei pazienti non autosufficienti trascura – involontariamente – l’igiene dei denti, per mancanza di tempo o di competenze, o perché mal consigliato.
Soprattutto nei casi di persone che non si nutrono più per bocca, non è raro che siano proprio i medici curanti (neurologi, anestesisti rianimatori, cardiologi, medici di medicina interna, ecc.) a sottovalutare la questione, convinti che non masticando più, i denti non necessitino di pulizia e attenzioni. Da questa convinzione errata deriva l’assenza di indicazioni a familiari, badanti e OSS e il conseguente peggioramento della salute orale dei pazienti. Uno scoglio che potrebbe essere superato attraverso una maggiore conoscenza del problema e delle sue conseguenze, e una più diffusa trasmissione di informazioni all’interno del sistema medico sanitario.
Cosa impedisce oggi una possibile collaborazione?
I motivi per cui, ancora oggi, è difficile attuare un modello virtuoso di comunicazione e condivisione sono svariati, ma possono essere sintetizzati in due macro difetti: abitudine e frammentazione.
I dentisti infatti non sono medici, ma laureati in odontoiatria, e sono migliaia: quasi ogni paziente del medico di base ha un proprio dentista di fiducia.
Mentre il medico è abituato a contattare strutture o reparti ospedalieri all’occorrenza e relazionarsi con altri medici, di numero decisamente inferiore, non lo è altrettanto quando si tratta di odontoiatri e igienisti dentali.
Anche volendo, sarebbe comunque molto difficile e oneroso per ogni medico di famiglia aggiungere alle incombenze extra cliniche di cui si deve già occupare anche il contatto con il dentista di ogni suo paziente.
Così, la mancata consuetudine alla collaborazione e le numeriche importanti, rendono difficile un rapporto altrimenti molto proficuo.
Ipotesi per una collaborazione auspicabile
Come correggere dunque lo status quo?
Fortunatamente sono già in atto alcune iniziative di sensibilizzazione all’interno della comunità scientifica.
A livello macroscopico, crediamo che prevedere aggiornamenti specifici nell’ambito della formazione continua, per sensibilizzare i medici di base sui rapporti tra patologie della bocca e resto del corpo, possa essere un primo passo essenziale.
Più in piccolo, il dialogo tra le parti potrebbe cominciare dagli odontoiatri, che potrebbero avviare il contatto con il medico di base dei propri pazienti per scambiarsi informazioni utili a definire un quadro di salute complessivo.
Dentista a Domicilio è un servizio a disposizione di persone con mobilità ridotta per cause patologiche o architettoniche delle province di Bologna, Modena e Ferrara: se vuoi avere maggiori informazioni o richiedere una visita per un parente o un tuo paziente, contattaci, saremo felici di aiutarti!